Un report dell’ISMEA analizza fabbisogni e potenzialità del settore, delinenando gli elementi per una nuova strategia in vista della definizione del PSN
Nell’ambito delle attività della Rete Rurale Nazionale è stato realizzato il report “l’Italia e la PAC post 2020: fabbisogni e strumenti per una nuova strategia del settore olivicolo-oleario “, previsto tra le attività della Scheda Ismea 6.1 ” Complementarietà e No double funding”. Il report è stato realizzato da Ismea con la collaborazione del Dott. Andrea Sisti, Presidente AMIA-WAA, World Association of Agronomists.
Questo documento avvia una discussione, si spera costruttiva, che può portare ad un cambio di paradigma nella filiera olivicola olearia.
L’approccio all’analisi
Per affrontare l’analisi dei fabbisogni e delle potenzialità di sviluppo del settore dell’olio di oliva, si è scelto di adottare un approccio di analisi ampio e originale, coerente con le analisi di contesto e SWOT che nel Piano strategico nazionale saranno articolate per i nove obiettivi specifici della futura PAC.
La definizione dei fabbisogni del settore evidenziati in questo lavoro, unitamente all’analisi di contesto che ne delineano punti di forza e di debolezza, forniscono spunti di riflessione che potrebbero tradursi in una strategia condivisa racchiusa in una “NUOVA OCM OLIO”. Il nuovo approccio “strategico”, che include anche la valorizzazione del modello “Farm to Fork”, vuole rispondere alla situazione di crisi del settore, per rilanciarlo nel medio-lungo periodo. L’intento è portare l'”Olio di oliva” a diventare un vero prodotto “culturale” che crei valore per i territori, gli imprenditori e benessere per la collettività europea più in generale, e italiana più in particolare. Tutto questo, soprattutto, senza perdere di vista quelli che sono gli obiettivi di sviluppo sostenibile del piano di azione di Agenda 2030.
Del resto la mancanza di una strategia condivisa, di medio e lungo termine, è stata indicata da molti operatori come un fortissimo punto di debolezza del settore e del sistema che ruota intorno al prodotto olio di oliva italiano.
A tal fine si è cercato di individuare un paniere di interventi e azioni, facendo anche una simulazione di impegno finanziario per i prossimi dieci anni, tenendo conto di tutti gli strumenti messi a disposizione dai fondi europei ma che devono essere in qualche modo dedicati in maniera chiara al settore permettendone la riqualificazione.
La strategia di intervento
Dall’analisi dei fabbisogni della filiera olivicola olearia emerge con chiarezza che la strategia di intervento dovrà riguardare un sistema integrato che consenta di mettere insieme la struttura olivicola tradizionale con la conservazione della biodiversità, del paesaggio e della resilienza, con la produttività basata sull’innovazione sia degli impianti in campo che nei frantoi ed anche su forme di coesistenza tra parte agricola e imbottigliatori all’insegna della cooperazione e non della contrapposizione.
Parte dal patrimonio olivicolo disponibile, infatti, è valorizzato dal sistema dell’industria olearia nella capacità di internazionalizzazione del prodotto di qualità. L’industria olearia italiana, pur esportando non solo olio italiano ma blend, contribuisce all’economia dei territori e lega, comunque, il nome dell’Italia al prodotto olio di oliva.
Gli interventi per l’organizzazione del settore nell’ambito del piano strategico potrebbero essere delineati secondo il seguente schema:
- per la gestione produttiva della filiera, individuare una misura specifica nell’ambito dei fondi FEASR che consenta nuovi impianti olivicoli e l’ammodernamento dei frantoi e dell’intera filiera;
- per la promozione e la diversificazione funzionale degli impianti olivicoli e dei frantoi finalizzata all’oleoturismo, attivare una misura dedicata nell’ambito dei fondi FEASR;
- per il raccordo all’interno della filiera stabilire dei contratti di filiera con contributo nell’ambito dell’OCM che favoriscano la concentrazione dell’offerta di qualità;
- per l’innovazione e la ricerca, la definizione di una misura dedicata ai Gruppi Operativi per l’innovazione (GO-PEI) sia a carattere regionale che nazionale che consentano alla filiera di avere un costante rapporto con la ricerca ed il settore della consulenza; nell’ambito del PSN occorre individuare una dotazione specifica sia derivante dalle risorse dell’OCM che dal FEASR;
- per la gestione della valorizzazione delle finalità paesaggistiche, della biodiversità e della sostenibilità agroclimatica-ambientale si dovrebbero individuare misure specifiche nell’ambito dei fondi FEASR.
Il Piano strategico della PAC dovrà dare una risposta complessiva alla filiera con una visione unitaria e prevedere azioni orizzontali e azioni verticali. Le prime sono finalizzate alla promozione e valorizzazione del prodotto, nonché ad azioni territoriali per la conservazione e gestione sostenibile degli oliveti finalizzate a soggetti associati quali reti di impresa, associazioni, cooperative.
Se si persegue questa visione strategica, l’olio potrebbe assumere con ancora più forza la funzione di ambasciatore del made in Italy, che porta con sé tutte le valenze nutrizionali, paesaggistiche, sociali ed economiche. Quello olivicolo-oleario si conferma uno dei settori importanti da inserire nel Piano Strategico Nazionale della PAC 2023-2027, anche dal punto di vista dell’allocazione delle risorse, con un budget riservato, al pari di quanto accade già per vino e ortofrutta con misure e fondi a disposizione, auspicabilmente superiori agli attuali 36 milioni, che già risultano insufficienti e che sarebbero oltremodo insufficienti per attuare gli ambiziosi obiettivi che il settore potrebbe porsi con la nuova programmazione sia in termini di competitività che di sostenibilità ambientale e sociale. A questi bisognerebbe aggiungere altre risorse prese da altri fondi ma in qualche modo “indirizzati” al settore.
Il percorso di cambiamento
Il lavoro proposto parte dall’esigenza di essere funzionale alla redazione del Piano strategico Nazionale ed alla demarcazione degli interventi della nuova PAC 2021/2027 e si spinge a proporre un progetto, sicuramente ambizioso, per i prossimi dieci anni, dove tutti gli attori della filiera si dovranno mettere in discussione e fare scelte coraggiose per valorizzare al massimo un settore sicuramente apprezzato ma che è ancora lontano dal poter esprimere al meglio le proprie potenzialità.
Per gestire questo processo di cambiamento dovranno cadere le barriere associative per costruire una diversa e più sinergica alleanza tra le varie componenti e fasi della filiera, individuare un percorso di confronto, immettere energie nuove, sia in termini di ricerca ed innovazione sia in termini di strumenti e risorse finanziarie.
La riforma in atto della Politica agricola comunitaria, se ben attuata, potrebbe infatti diventare una grossa opportunità di innovazione per il settore che, come sottolineato, necessita di una visione strategica per superare questa fase di indecisione e per accrescere la propria competitività sia sul mercato interno che estero e arrivare, intanto, ad una maggior produzione nel complesso e nello stesso tempo ad accrescere significativamente le produzioni di qualità valorizzando un patrimonio varietale unico al mondo.